
Non è l’eco di un pesce d’aprile, questo, ma una notizia vera.
Se non esiste alcun romanzo di Philip K. Dick in cui aveva previsto l’attentato alle Twin Towers, è però vero che Dick anticipò l’idea alla base del film dei fratelli Wachowsky, Matrix. Ecco la prova!
In questo video, relativo alla METZ Sci-Fi Conference tenutasi in Francia nel 1977, Philip K. Dick in persona sembra raccontare la trama di Matrix, ben ventidue anni prima dell’uscita del film.
Di seguito la trascrizione del testo tradotto
PKD ha svelato l’esistenza di Matrix nel 1977?
PKD: Quella di cui parlerò oggi è una scoperta recente e potrebbe non esistere affatto. Forse parlerò di qualcosa che non esiste. Quindi sono libero di dire tutto o niente.
Nelle mie storie e nei miei racconti scrivo spesso di mondi fittizi. Alcuni mondi sono reali, oppure mondi distorti e privati, spesso abitati da una sola persona, mentre gli altri personaggi restano nei loro mondi o vengono attirati in uno di quelli particolari. Si tratta di un tema ricorrente nell’insieme delle opere che ho scritto in questi 27 anni.
Non ho mai avuto una spiegazione teorica o cosciente per questa mia preoccupazione per tali multiformi pseudo-mondi. Ma ora penso di aver capito.
IL MULTIVERSO
PKD: Quella che percepivo era una molteplicità di realtà parzialmente attualizzate che s’intersecano con quella che evidentemente è la più attualizzata, quella su cui la maggioranza di noi, per consenso universale, concorda. Più tardi, di nuovo a casa ma ancora sotto il pesante effetto del sodium pentothal, ebbi un breve vivido sprazzo di ricordi recuperati. Quindi a metà marzo (un mese dopo), l’intero complesso di ricordi e completi prese a riemergere.
Siete liberi di credermi oppure no, ma per favore, sappiate che non sto scherzando, è una questione molto seria, di grande importanza. In quel momento non avevo idea di cosa stessi vedendo, Non assomigliava a nulla di cui avessi sentito parlare.
Sembrava energia plasmica. Possedeva colori. Si muoveva rapidamente, si raccoglieva e poi si disperdeva. Ma di cosa fosse quella cosa, o quell’essere, non sono sicuro neanche adesso.
TRINITY
PKD: In altre parole, nei miei scritti ricorre spesso il tema di una ragazza dai capelli scuri che si presenta alla porta del protagonista e gli dice che il suo mondo è ingannevole, che in esso c’è qualcosa di falso. Ebbene, questo è proprio ciò che mi accadde.
Sapevo perfino che avrebbe avuto i capelli neri. Ebbi una percezione reale e completa dell’aspetto che avrebbe avuto e di ciò che avrebbe detto.
Ella apparve. Era una perfetta sconosciuta. E mi informò di questo fatto: che alcune mie opere d’immaginazione, erano, in senso letterale, vere. Ho messo per iscritto questi sogni, storia dopo storia, racconto dopo racconto.
Per citarne due in cui questo sgradevole presente anteriore è descritto più chiaramente ricordo “La svastica sul Sole“, e il mio racconto del 1974 sugli USA come stato di polizia, intitolato “Scorrete, lacrime, disse il poliziotto“.
Sarò molto sincero con voi. Ho scritto entrambi questi racconti basandomi su frammentari ricordi residui di un tale orribile mondo di schiavitù. Alcuni sostengono di ricordare vite precedenti io sostengo di ricordare una vita presente molto diversa.
Non mi risulta che qualcuno abbia mai fatto un’affermazione del genere prima d’ora ma ho il sospetto che la mia esperienza non sia unica. Ciò che è unico è forse la mia disponibilità a parlare con voi.
MATRIX
PKD: Noi viviamo in una realtà programma al computer e l’unico indizio che ne abbiamo è quando qualche variabile viene mutata e nella nostra realtà ha luogo una qualche alterazione.
Potremmo avere l’irresistibile impressione di rivivere il presente (dejà vu), magari proprio nello stesso modo: sentiamo le stesse parole, diciamo le stesse parole. La mia ipotesi è che queste impressioni siano valide e significative. Sostengo anzi che siano un indizio del fatto che, in un qualche punto del passato, una variabile è stata modificata, riprogrammata così com’era in precedenza, e che, a causa di ciò, è scaturito un mondo alternativo.
Da dove aveva preso quelle idee?
In realtà, la spiegazione teorica di cui parlava, e che credeva che non esistesse, esisteva già fin dal 1957, è l’Interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica, oggi sfruttatissima dalla serie tv Fringe.
La fisica quantistica considera la realtà come uno spicchio di un più grande multiverso, infinite realtà potenziali che si sovrappongono. E’ impossibile però per il multiverso non collassare in una sola realtà. Quale realtà? Quella sulla quale tutti siamo concordi nel considerare reale. E’ uno dei principi della teoria.
Se Dick non aveva mai sentito parlare di realtà alternative e collasso del Multiverso, onore al merito e alle sue capacità intuitive (sebbene aiutate) che gli hanno consentito di arrivarci ugualmente.
Invece l’ipotesi del mondo Matrix e della variabile riprogrammata che crea un dejà vu era nuovissima e talmente innovativa da sembrare ridicola a quei tempi.
Nel 1977 i computer erano ancora agli inizi del loro cammino e Steve Jobs era un perfetto sconosciuto, per cui, alle persone dell’epoca tutto ciò faceva ridere o avranno pensato che Dick si fosse fritto il cervello col pentothal. Invece era solo molto avanti.
Se fate caso, nel discorso di Dick ci sono echi di buona parte dei suoi racconti e romanzi, come Ricordiamo per voi (da cui fu tratto il film Atto di Forza), o Minority Report.
E la ragazza coi capelli neri, incontrata da Dick sotto effetto di stupefacenti, nel 1999 la vedremo nel film Matrix col nome di Trinity: sarà la donna che bussa alla porta di Neo per rivelargli che questo mondo non è reale.
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