• 14 Settembre 2024

OPPENHEIMER SPIEGAZIONE DEL FINALE DEL FILM

Dopo aver devastato i cinema esteri, Oppenheimer, il nuovo film di Nolan, è finalmente esploso anche nelle sale italiane.

Ci siamo appassionati, ci siamo commossi. Ora è tempo di raccogliere i cocci e dare le risposte alle eventuali domande rimaste irrisolte.

Tipo: cosa è successo nel finale del film? Oppenheimer aveva davvero sparlato di Lewis Strauss nel misterioso dialogo con Einstein?

E cosa c’entrano le gocce d’acqua che tormentano Oppie?

Ecco la spiegazione del finale di Oppenheimer.

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Spiegazione del finale di Oppenheimer: attenzione spoiler


Procediamo con ordine.

Nella scena di apertura del film (anno 1926) un giovane Oppenheimer fissa le gocce di pioggia che colpiscono la pozzanghera. Il ragazzo ne è affascinato ma anche spaventato perché le vede trasformarsi in getti di fuoco, che lui interpreta come visioni di un mondo nascosto.

Poco dopo, la storia fa un salto in avanti: siamo nel dopoguerra, anno 1947. Hiroshima e Nagasaki sono state cancellate dall’atomica e Oppenheimer, ormai uomo fatto, è celebrato come un eroe.

Lo scienziato arriva all’università di Princeton, diretta da Lewis Strauss, per insegnare fisica.

Nel dialogo di presentazione, Lewis Strauss rivela di non avere una laurea in fisica ma di essere un autodidatta, ex venditore di scarpe. Nonostante ciò si intuisce che vuole essere trattato da “vero fisico”. Vuole, insomma, sentirsi accettato dalla comunità scientifica per vanagloria. Oppenheimer, però, non gli presta attenzione, innervosendolo.

Oppenheimer scorge Einstein dalla finestra e, dopo aver nuovamente trascurato Strauss, raggiunge il fisico tedesco sulla riva del lago. Strauss, insospettito, lo segue da lontano, ma lo raggiunge troppo tardi per ascoltare il dialogo tra i due. Quando Einstein lo oltrepassa senza rispondere al saluto, Strauss si convince che Oppenheimer lo abbia messo contro di lui.

Oppenheimer e Strauss si trovano inoltre agli antipodi su una questione relativa all’esportazione di isotopi di uranio. Oppenheimer si produce in una battuta infelice per screditare la tesi di Strauss, umiliandolo pubblicamente. Questi comincia a meditare vendetta.

Il giorno in cui apprende che il nulla osta per la sicurezza a Oppenheimer sta per scadere, trama per indurre il governo a non rinnovarlo, perché senza di esso lo scienziato non potrà più collaborare ai progetti segreti e sarà la fine della sua carriera.

Strauss convince Borden a segnalare Oppenheimer all’FBI quale militante comunista nonché spia dei sovietici e quando a Oppenheimer viene proposto di rifiutare spontaneamente il nulla osta per evitargli uno scandalo, lo spinge, con un abile gioco manipolativo, a fare appello.

Oppenheimer cade nella trappola. Per regolamento, infatti, sarà proprio Strauss a nominare la commissione deputata a esaminare la pratica e l’uomo vi piazza degli uomini scelti. In breve, fa in modo che Oppenheimer subisca un processo penale mascherato da banale commissione, per la quale non è richiesto l’onere di provare le accuse.

Inoltre Strauss convoca alcune persone, come Teller, disposte a testimoniare contro Oppenheimer.

Riesce nell’intento: mette fine alla carriera di Oppenheimer, senza mai apparire nello stanzino in cui si tengono i colloqui, e mantenendo così la sua facciata di innocenza.

Oppenheimer non ottiene il rinnovo del nulla osta e viene escluso dai progetti governativi. La sua carriera è finita e non potrà più ostacolare la costruzione di una bomba H, progetto che Teller realizzerà.

Ma la ruota gira: anni dopo, nel 1959, Strauss si lascia andare e rivela al proprio assistente di avere causato la fine della carriera di Oppenheimer.

Poco dopo viene sputtanato pubblicamente da David Hill, che davanti al Senato rivela i dettagli del complotto ordito da Strauss ai danni di Oppenheimer, svelandone il motivo: Strauss si era vendicato per l’umiliazione ricevuta per mano di Oppenheimer durante la discussione sugli isotopi. Si intuisce che l’assistente di Strauss c’entra con la fuga di informazioni, in quanto parteggia per Hill.

Strauss, nero di rabbia, si giustifica con l’assistente sostenendo che Oppenheimer gli aveva messo contro l’intera comunità scientifica e porta quale prova il dialogo avvenuto nel 1947 tra Einstein e Oppenheimer, a Princeton; quello di cui, però, non ha mai ascoltato le parole.

Strauss si sbaglia, la sua è paranoia.

In un flashback rivediamo il dialogo sulla riva del lago: Oppenheimer rammenta ad Einstein una loro vecchia conversazione riguardo a certi dubbi sull’imminente primo test atomico.

All’inizio del progetto Manhattan, Oppenheimer, sulla base dei calcoli di Teller, aveva temuto che la deflagrazione atomica avrebbe incendiato l’atmosfera distruggendo il pianeta. Ciò non è avvenuto, ovviamente. Ma adesso Oppenheimer confida ad Einstein la sua nuova paura: anche se ora il mondo è in pace, la realizzazione della bomba atomica potrebbe aver dato vita a una reazione a catena di eventi che, magari dopo decenni o secoli, porterà a una guerra nucleare. Prima o poi, la Terra sarà comunque distrutta dalle testate sganciate da qualche pazzo capo di stato.

Einstein è turbato. Ignora completamente Strauss, giunto in quel momento, e si allontana.

Intanto Oppenheimer, immobile in piedi sulla riva del laghetto, rammenta una confidenza fattagli da Borden anni prima. Mentre era in corso la Seconda Guerra Mondiale, Borden, su un aereo militare, aveva visto passare nel cielo la scia di fuoco di un missile V2. I V1 e V2 erano missili a lunga gittata, progettati dai nazisti per trasportare bombe da sganciare a grande distanza dalla Germania.

Oppenheimer, sulla riva del lago, immagina di essere a bordo di un aereo militare, al posto di Borden, e di avvistare un missile nell’atto di trasportare una bomba nucleare per sganciarla su una città.

Torna in sé e, in una sorta di premonizione, vede le gocce d’acqua che piovono sul lago tramutarsi in testate nucleari che si abbattono sulle città, mentre i funghi atomici delle esplosioni si allargano divorando la Terra.

Oppenheimer chiude gli occhi per difendersi dall’orrore del mondo futuro che ha contribuito a creare. Questo è un riferimento al commento fatto poco prima in merito ad Einstein, in risposta a Lewis Strauss, curioso di sapere come mai non avesse coinvolto anche Einstein nel progetto Manhattan.

Oppenheimer aveva risposto: “Non ha mai accettato il mondo che ha contribuito a creare”.

Einstein, infatti, pur avendo dato un grosso contributo alla nascita della meccanica quantistica, se ne era dissociato dicendo la famosa frase “Dio non gioca a dadi“, poiché nel mondo quantistico il principio di causa-effetto, fondamentale nella fisica classica, cessa di valere e gli eventi paiono accadere in modo casuale, senza un filo logico. Einstein credeva in Dio e non concepiva un universo senza un fine ultimo, quindi senza Dio, come era quello proposto dalla meccanica quantistica.

Dunque, per ironia della sorte, anche Oppenheimer, come Einstein, non accetta il mondo che lui stesso ha contribuito a creare: un mondo su cui penderà la minaccia atomica per l’eternità.


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Recenso

Valeria Barbera adora parlare di film, libri e serie TV. Nella vita è editor e writing coach. Ha scritto un romanzo, curato un'antologia e pubblicato racconti in antologie e riviste, tra le quali Robot, Urania Collezione 176 e Distòpia, Urania Millemondi 87. Le sue storie sono state premiate o finaliste in diversi premi di narrativa. È redattore di Fantascienza.com e collabora con Andromeda: rivista di fantascienza. Ha vinto il Premio al Lettore di Fantascienza per le migliori recensioni di opere di fantascienza. Inoltre narra audiolibri ed è la voce di VAL9000 per FantascientifiCast: podcast di fantascienza e cronache dalla galassia. Bazzica il web con il nickname Recenso. Altre notizie su Valeria possono essere reperite sul suo blog Recenso.com

3 thoughts on “OPPENHEIMER SPIEGAZIONE DEL FINALE DEL FILM”
    1. L’ho visto al cinema con mio marito ed è piaciuto tantissimo ad entrambi….. credo che non scoppierà MAI una guerra atomica…..i potenti desiderano tenerci sul filo del rasoio annientandoci giorno dopo giorno. Già lo stanno facendo e continueranno a farlo.

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