Apartheid aliena in “District 9” film tra fantascienza action e metamorfosi di Kafka.
Trama, trailer, recensione e curiosità sul film.

Film: District 9
Titolo originale: District 9
Nazionalità: USA/Nuova Zelanda
Anno: 2009
Durata: 112 minuti
Genere: Fantascienza; Azione; Drammatico
Regia: Neill Blomkamp
Sceneggiatura: Neill Blomkamp, Terri Tatchell
Fotografia: Trent Opaloch
Musiche: Clinton Shorter
Scenografia: Philip Ivey
Cast: Sharlto Copley, Jason Cope, Nathalie Boltt, David James, Louis Minnaar, William Allen Young, Robert Hobbs, Vanessa Haywood
Al Cinema : dal 25 settembre 2009
Trama
1982, Sudafrica: Un disco volante staziona da mesi sopra la città di Johannesburg senza dare segni di vita. Dentro ci sono migliaia di alieni insettoidi denutriti e spaventati, che vengono così presi in custodia dal governo locale e ospitati nel campo profughi District 9.
Vent’anni dopo il campo è uno slum ai bordi della città, ospita un milione e 800 mila alieni indicati come “non umani” e chiamati col termine dispregiativo “gamberoni“. Ormai sono trattati da emarginati, mal sopportati dalla popolazione locale insofferente alle loro scorribande, sottoposti ad un controllo delle nascite tramite la distruzione delle loro uova e massacrati dai nigeriani che si nutrono del loro corpo per acquisirne i “poteri“. Infatti le armi aliene fanno a gola sia ad essi che alla MNU (Multi-National United), multinazionale che gestisce lo slum, ma sono inutilizzabili perché possono essere attivate solo dal DNA dei non umani. Il vento cambia quando in occasione del progetto per riallocare gli alieni in altra zona il responsabile della procedura di sfratto, il gretto Wikus Van De Merwe (Sharlto Copley), entra casualmente in contatto con una strana sostanza. In ospedale scopre che il suo DNA ha avviato un processo di metamorfosi in non umano. Rinchiuso nei laboratori della MNU i capi scoprono che Wikus è la chimera tanto cercata perché il suo DNA può azionare le armi degli extraterrestri. Decidono così di dissezionare il suo corpo per utilizzarlo a fini bellici, ma Wikus riesce a fuggire e per salvarsi la vita si rifugia proprio nel District 9…
Trailer
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Recensione
Il film “District 9” è un interessante progetto dell’esordiente regista Neill Blomkamp, prodotto da Peter Jackson oscar per “Il Signore degli Anelli”, che coniuga felicemente azione e fantascienza classica sul tema dell’apartheid, ambientando la storia proprio in Sudafrica e raccontandola con lo stile del mockumentary (finto documentario), tra interviste, spezzoni d’archivio e riprese dal vivo.
Nel 2005, durante la lavorazione di “King Kong” Jackson visionò il cortometraggio “Alive in Joburg” girato da Blomkamp, che affrontava il tema della segregazione razziale ma dove la razza, ovvero la specie, in questione era aliena e raccontandola con la tecnica narrativa del reportage giornalistico girato in soggettiva, già utilizzata in film quali “The Blair Witch Project” o “Live! ascolti record al primo colpo“. Successivamente decise di patrocinare il progetto di trarne una pellicola per il grande schermo, di cui oggi “Alive in Joburg” sembra una prova generale.
Guarda il cortometraggio qui
La Fantascienza mezzo di denuncia sociale
Negli anni ’60 Gene Roddenberry creò “Star Trek” per poter affrontare temi sociali allora tabù con la scusa dell’ambientazione fantascientifica: l’escamotage fu necessario per poter andare in onda nonostante i veti dei network televisivi.
Oggi Blomkamp segue la stessa strada utilizzando gli alieni per discutere di apartheid e inumanità degli umani, per quanto la sua scelta non sia più necessaria e appaia come un esperimento di ibridazione tra sci-fi e altri generi che col tempo diventa sempre più frequente, vedasi il recente “Segnali dal futuro“.
Sembra infatti che la sola fantascienza non basti più per attirare spettatori, ma è un buon contenitore per generi come l’horror, il thriller, il drammatico, l’azione, la denuncia sociale. “District 9” ha il pregio di ibridare tutte queste facce in un amalgama omogeneo.
Di innovazione invero c’è poco. Il soggetto dell’alieno trattato da emarginato dagli umani “cattivi” e dell’umano prima nemico poi alleato non è nuovo al grande schermo, basti pensare al buon film “Il mio nemico” (1985, di Wolfgang Petersen con Dennis Quaid) in cui gli alieni venivano addirittura schiavizzati. Il tema del relativismo, l’umano mutante in alieno, è caro alla fantascienza d’antan di cui un esempio nel suggestivo racconto “Villaggio incantato” di Alfred Elton van Vogt, mentre in tempi moderni fu proposto in modo concettualmente più crudele con tanto di figuraccia degli umani in un episodio della serie tv “Outer Limits”. Dall’altro lato, nel 1985 invece le astronavi dei Visitors, rettiloni con divise da nazista, sostavano sulle principali metropoli confinando gli umani in campi di concentramento per poi mangiarseli o usarli in esperimenti.
Fantascienza e Kafka
Ma gli alieni cattivi sono roba vecchia, così nel film “District 9” Blomkamp, cresciuto a Johannesburg in clima di apartheid, capovolge il predecessore effettuando, non solo nel suo personaggio protagonista Wikus, una riuscita ibridazione tra classico e moderno sul filone degli alieni vittime degli umani, sui quali si sono buttati a pesce già il recente “Battaglia per la Terra 3D” e il prossimo “Avatar” (Cameron). Ed oltre ad ammiccare a cinquant’anni di fantascienza cinematografica, offre anche “La Metamorfosi” di Kafka a spiegazione della simpatica sottotrama.

Wikus è un impiegatucolo insignificante e inutile che, come il protagonista kafkiano, inizia suo malgrado una trasformazione in insetto, un animale che per sua sorte viene schiacciato, osservato con raccapriccio e cacciato per quel suo aspetto alieno. Anche Wikus attraverserà il disgusto dei suoi familiari (il suocero capo della MNU, per certi versi la moglie, i suoi stessi collaboratori) ritrovandosi pertanto emarginato, un peso per la società.
Contrariamente al personaggio de “La Mosca”, a cui si rifà l’inizio della metamorfosi, Wikus non prova piacere nel ritrovarsi dall’altro lato della barricata e conserva la sua grettezza nei rapporti con i non umani, uno straniero in terra straniera, dotato di un potere che lo rendono bramata chimera tra due fuochi, i trafficanti d’armi nigeriani e il governo.
L’evoluzione data dalla sceneggiatura scritta da Blomkamp con Terri Tatchell è abbastanza prevedibile e propone continuamente la morale nelle interviste dei passanti: essi, oramai assuefatti alla presenza degli extraterrestri, li vedono solo come un fastidio, né più né meno come succede oggi con gli extracomunitari. I rappresentanti della società non mostrano difatti alcun segno di quella Umanità che salva sempre la Terra dalla distruzione, tanto sbandierata da film come “Ultimatum alla Terra“, anche se il dettaglio più clamoroso appare solo laddove gli esseri umani commentano ciò che è successo senza rendersi conto di cosa hanno scatenato. Chi è il non umano? Il regista è bravo a creare un ambiente umano ma alieno che esaspera lo scambio di punti di vista fino all’alienizzazione dell’umano e l’umanizzazione dell’alieno.
DNA DI ALTRI FILM
Nella sequenza di eventi si passa da un inizio ordinario e sonnacchioso ad una apoteosi da guerriglia urbana con un crescendo che non mancherà di appassionare lo spettatore per quei richiami a “Visitors”, “L’Astronave atomica del dottor Quatermass”, “Atto di Forza”, “Robocop”, “Transformers”, “The Black Hole”, “Alien”, “L’esperimento del dottor K” per dirne alcuni, che faranno la gioia degli appassionati di fantascienza fino all’ultimo fotogramma ironico tratto da “Wall-E” (2008), senza trascurare i giovani cresciuti a pane e videogiochi con alcune riprese da “sparatutto”. Perfino sulla faccia dei non umani si ravvisano tentacoli come quelli di Davy Jones (Pirati dei Caraibi).

Insomma c’è di tutto e di più, l’opera prima di Blomkamp si propone come un mix fortunato di antico e moderno condito da effetti speciali tra i migliori grazie alla precedente esperienza di Blomkamp come tecnico degli effetti visivi (3D animator) e anche grazie alla splendida fotografia che renderizza la texture degli alieni senza soluzione di continuità e che diluisce l’astronave nell’atmosfera come in una tempera, ma anche grazie a inquadrature efficaci (ad esempio l’astronave ripresa dal basso, l’avvicinamento ad essa, la lotta tra Wikus e gli aeromobili) che creano la sensazione di profondità e di essere là, non ultima la colonna sonora che ibrida suoni etnici e moderni. Da notare che regista, sceneggiatore e attore protagonista sono praticamente novizi e non lo sembrano.
Soddisfacente infatti la prova di Sharlto Copley, che del corto “Alive in Joburg” era produttore e vi compariva nel ruolo di cecchino mentre in District 9 deve sostenere tutto il film riuscendo ad esprimere bene sia l’insulsaggine che la forza e la disperazione del suo anti-eroe. Bravo anche il suo doppiatore Vittorio De Angelis.
“District 9” ha il fascino della fantascienza d’annata, molto schematica e prevedibile, ma è girato con tecniche moderne e iperadrenaliche, pertanto può piacere ad un vasto pubblico senza comunque essere esente da notevoli difetti.
DIFETTI
L’ingenuità purtroppo governa alla grande, pensiamo alle costruzioni nascoste realizzate chissà come, la casualità dell’incontro ad hoc tra Wikus e l’alieno Christopher (in un posto che raggruppa quasi due milioni di alieni…), gli stessi contrabbandieri nigeriani irrealistici (ci manca solo il woodoo), la MNU che assieme ad essi è scopiazzata da “Atto di forza”, di matrice Dickiana, la stessa descrizione del carattere di Wikus, il suo rapporto con la moglie appena accennato (qui siamo dalle parti di “Impostor”, sempre Dick), l’alieno stereotipato con figlioletto a carico.
L’eccesso di sequenze d’azione a scapito dell’attenzione ai caratteri e al substrato fantascientifico, se può far gridare al miracolo per quanto sono girate bene, rischia di deludere chi non vuole sentir dire solo “Vaffanculo“, battuta regina ripetuta decine di volte dal protagonista.

Chi è questa MNU? Perché gli altri governi del mondo non sono mai intervenuti nell’affaire gamberoni? Non potevano fare qualche coltura di DNA alieno e umano per far funzionare le armi? Che problema hanno avuto gli alieni nell’arrivare sulla Terra? Un’astronave costruita per migliaia di alieni può mai essere pilotata da uno solo, per giunta senza provviste?
Tutto questo non viene mai spiegato e per non lasciare monca la storia è necessario ricorrere ad una buona dose di sospensione dell’incredulità, inoltre il continuo ricorrere a illustri predecessori cinematografici appare più che altro una strizzatina d’occhio al blockbuster mentre sarebbe stato preferibile coltivare la personalità propria che si intravede in pochi attimi.
Le scene in cui non si riesce a capire se gli alieni siano digitali o attori camuffati vengono purtroppo squilibrate dai movimenti cartoon degli stessi che dopo anni di cgi ancora saltano e corrono in modo troppo leggero per la stazza che hanno, mentre è gratuita la decisione di farli muovere talvolta come gorilla, ma gratuito appare anche il cambio di atteggiamento dello stesso Wikus.
COMMENTO FINALE
Come opera prima “District 9” è un gioiellino sicuramente imperdibile destinato a diventare un film cult, no
n del livello di “Terminator“, però magari anche scapparci qualche nomination agli Oscar 2010. Sicuramente non deluderà i fan della fantascienza e soddisferà i giovani abituati a telecamere col ballo di San Vito. I personaggi mancano però di una loro profondità e personalità. E’ come se il succo del discorso fosse tutto nel cortometraggio e poi avessero aggiunto prendendo da altri film ciò che serviva. Per come sono messe le cose un sequel più adulto, o in alternativa un film che confermasse che non è stato solo un isolato sprazzo di genialità di Blomkamp, ci starebbe proprio bene. Ma soprattutto farebbe di nuovo il pieno al box office.
Per la serie: E li mandò affanculo.
Voto personale: 8+
Curiosità
- Il titolo del film si riferisce a District Six, un’area residenziale di Cape Town dove negli anni ’70 furono segregati 60 mila persone a causa dell’apartheid, per evitare conflitti tra le razze. La zona degenerò diventando sede di prostituzione e criminalità varia. Una delle leggi dell’apartheid considerava reato avere rapporti sessuali con l’altra razza
- L’apartheid era dai bianchi contro le altre razze. Nel film invece sono diverse razze a mostrare insofferenza verso gli alieni
- Il nomignolo Gamberoni dato agli alieni NON deriva dalla somiglianza coi noti crostacei marini ma con una varietà di grillo gigante nativa di un sobborgo di Johannesburg, Parktown, da cui prende il nome comune. Infatti gli alieni sono una specie dai tratti dichiaramente insettoidi
- Il film è stato girato a Johannesburg in Sudafrica, città natìa del regista
- Il ministro dell’informazione nigeriano, Dora Akunyili, sostiene che la pellicola danneggerebbe l’immagine della Nigeria e vorrebbe che la Sony, distributrice del film, porgesse delle formali scuse al suo paese
- Visti gli incassi il regista non esclude la possibilità di un sequel, magari chiamato “District 10“
- Come tecnico degli effetti visivi Neill Blomkamp ha lavorato a diverse serie tv, tra cui “Smallville”, Stargate SG-1, “Dark Angel”
- Trattative finali per Sharlto Copley per il ruolo del capitano H.M. Murdock nel film “A-team” in previsione per giugno 2010
- Tutti gli alieni parlanti sono stati interpretati dallo stesso attore, Jason Cope
- Il film è costato solo 30 milioni di dollari
- Sono stati creati 6 finali possibili
- Come auspicato, il film ha ottenuto ben 5 nomination agli Oscar: nelle categorie Miglior Film, Migliore Sceneggiatura non originale, Migliore fotografia, Miglior Montaggio, Migliori Effetti visivi.
Come tutti i films di fantascienza mi lasciano un pò d'ansia… ma dalla recensione mi incuriosisce… ci farò un pensierino!!!
Ciao Recenso come stai???
Spero bene!!!
Ti lascio una buona giornata con relativo abbraccione… baci
Aggiungerei che il Distretto 9 sembra la New York di 1997, un monda a parte con le sue regole in cui è difficle entrare e impossibile uscire. http://www.soloparolesparse.com/2009/10/district-9-lultima-immigrazione/
@Paola
Ciao, tra lavoro e resto un po' stanchina ma bene. Sì la fantascienza un po' d'ansia la dà per quella parte di ignoto. Io ho preferito non leggere manco la trama prima e devo dire che mi è piaciuto il cambio di ritmo, certo quanto sparavano 🙂
Grazie della visita
@soloparolesparse
Grazie per l'ottima integrazione 🙂
ciao, bellissimo film e bel blog.
@francesco
Grazie del commento e della visita 🙂
Bellissima e interessante recensione sulla quale concordo in pieno. Non avevo riflettuto sulla similitudine kafkiana, giustissima!
Complimenti davvero per il tuo blog e grazie per la visita e per il commento! A presto!
Grazie a te silvia 🙂
[…] District 9 (2009) […]
[…] mentre per chi preferisce quella più fracassona c’è sempre l’altra novità del 2009, “District 9“. […]